INTERVISTA IMMAGINARIA E PARADOSSALE A MIGUEL DE CERVANTES INTORNO ALLO SPETTACOLO " DON CHISCIOTTE. FRAMMENTI DI UN DISCORSO TEATRALE " DI MAURIZIO SCAPARRO.
di Michele Lasala
Chissà cosa avrebbe pensato Miguel de Cervantes se avesse avuto la sola possibilità di vedere il suo Don Chisciotte riprodotto in migliaia di copie e in forme diverse nell' arco di quattrocento anni. Noi non lo sappiamo con certezza, ma possiamo per lo meno immaginarlo. Ed ecco, quindi, l' idea di un' intervista immaginaria in cui è possibile far rivivere quell' uomo che nel lontano 1615 poneva termine al primo romanzo moderno : " Il fantastico cavaliere Don Chisciotte della Mancia ".
Signor De Cervantes, sono passati molti anni dal lontano 1615 e il suo " Don Chisciotte " a quanto pare ha riscosso onori ma anche maldicenze, ma questo è più che normale. Oggi il suo " Don Chisciotte " è finito in teatro, ma ha avuto precedenti anche nel cinema. Cosa ne pensa dell' adattamento di Maurizio Scaparro ?
Scaparro è un bravo autore, oggi dovrei dire regista, ma devo affermare che il suo Don Chisciotte ha poco a che fare con il mio; le gesta del mio errante cavaliere non sono soltanto quelle di un folle o di un utopista, ma semplicemente capricci di un ingenuo solitario. E' un uomo che ha scambiato la finzione con la realtà, e forse in questa visione capovolta ha trovato spazio l' ipocrisia di quanti hanno voluto vedervi la follia, l' utopia, la stupidità. Nulla di tutto questo.
Credo che nel Novecento, nel vostro Novecento, l' unico ad aver capito il mio cavaliere dalla triste figura sia stato Calvino.
Perchè proprio Calvino ?
Perchè Calvino era così intelligente da non cadere nella mediocrità di quanti guardano in superficie; egli aveva la capacità di leggere i romanzi in... in... in ' trasparenza '.
Sì, perchè in effetti era capace di leggere oltre il testo. Aveva molta fantasia, simile a quella di un fanciullo abituato alle favole.
Di Calvino ho molto apprezzato " Il cavaliere inesistente " e " Il barone rampante ".
Quindi Scaparro...
Non voglio dire che Scaparro abbia mal inteso il mio romanzo. Al contrario. Ha avuto l' astuzia e l' ingegno di metterlo in scena a suo modo senza però rinunciare al sogno, considerato come inganno e sollievo della vita. Io ho sempre cercato nelle mie opere di ' evidenziare ' - sia così gentile di lasciarmi il vezzo di far uso di alcuni lemmi a me poco familiari - l' elemento dell' illusione perchè questo desse all' uomo senso alla vita in un mondo, come quello che io ho vissuto, in cui il disagio esistenziale si poteva toccare con mano.
Cosa sa lei del ' disagio esistenziale ' ?
Posso dire di averlo patito su me medesimo, su queste membra che hanno conosciuto la prigionia. Lei non può immaginare cosa provi un uomo quando è costretto a rimanere fuori dal mondo, lontano dalla massa; non udire voce umana alcuna al di fuori della propria che ripete cose già pensate. Il mio Don Chisciotte è un uomo che ha sognato tutta la vita; ha sognato quello che ha sempre visto tra le migliaia di pagine di libri, suoi veri compagni. Il sogno gli ha dato la ragion d' esistere, ma gli ha negato e tolto la vita. Anch' io da prigioniero ho sognato paesi e campagne; ho desiderato da " morto " la vita e da vivo la morte. Questo il mio disagio, il disagio di un errante cavaliere.
Lei afferma di aver preferito da vivo la morte. Perchè ?
Io so cosa sieno le battaglie e le guerre, la prigione e la fame. Ho combattuto nella battaglia di Lepanto quando sono stato in Italia e ho veduto l' inferno. Sangue, sangue e ancora sangue. Ho veduto sfiorire la giovinezza negli occhi lucidi dei miei compagni che morivano tra le mie braccia. In quella battaglia ho perduto la mano sinistra e sono stato ferito al petto. Preferivo morire piuttosto che soffrire. Il mio Don Chisciotte ha solo combattuto contro mulini e pecore perchè la sua vita era tutta un sogno; egli non era in grado di capire il mondo e questo forse lo ha salvato. Scaparro in questo è stato bravo, ci ha fatto intendere quanto sia importante l' immaginazione nella vita.
Chi potrebbe essere per lei oggi un Don Chisciotte ?
Don Chisciotte è colui il quale combatte contro il falso male, contro spettri che stanno solo nella sua mente. Oggi un Don Chisciotte potrebbe essere un fanatico mussulmano che veda l' occidente come il male assoluto; potrebbe essere un uomo di potere che combatta in nome di falsi ideali sottomettendo popolazioni; potrebbe essere colui il quale adotti la guerra come strumento per ottenere la pace, come voi del vostro tempo siete ormai abituati a conoscere. Ma un Don Chisciotte potrebbe essere qualsiasi uomo abbia davanti agli occhi la nebbia dell'idiozia che gli impedisce di avere una visione nitida della realtà. E quindi erra, si allontana dal vero. Come si è allontanato dal vero il cavaliere errante di Scaparro.
Lei ha conosciuto Filippo II. Lo ritiene un Don Chisciotte ?
No, assolutamente no. Filippo II è stato un sovrano dall' intelletto fine; non sbagliava quasi mai. E' stato, è vero, un utopista quando ha cercato e creduto di risolvere il problema della lotta tra Cattolici e Protestanti non riuscendovi. Forse, e qui mi conceda una sottile ironia, un po' di Don Chisciotte c'è stato in lui e cioè quando si era illuso per la regina d' Inghilterra Elisabetta I; infatti non l' ha sposata, preferendo a quella una nobile donzella francese.
A proposito di amori, cos' è per Don Chisciotte Dulcinea ?
Dulcinea è l' amore voluto e sofferto, è per il cavaliere errante l' unica vera meta, l' unica consolazione. Ma Dulcinea è molto di più, è l' amore che deve esserci anche quando non c'è ; per il nostro errante è pura finzione, un altro spettro che alberga nella sua mente. E' un desiderio che si fa pian piano tormento. Egli ama il nulla e quel nulla diventa tutto.
E Sancho Panza ?
Sancho Panza è una figura divertente; mi sono molto divertito mentre lo vedevo muoversi in carne ed ossa sul palcoscenico. La figura di Sancho è quella che ritrae l' uomo incolto, rozzo, volgare e che è rimasto legato alla vita perchè privo di fantasia, immaginzione. E' l'esatto opposto di Don Chisciotte.
Cosa pensa del Don Chisciotte di Orson Welles ?
Non mi piace. Non mi piace perchè è in bianco e nero, io invece sono abituato ai colori di Velàzquez.
In fin dei conti, però, è rimasto soddisfatto dello spettacolo di Scaparro .
Sì, soddisfatto. Egli ha messo in luce quello che io ho sempre cercato di illuminare e cioè il sogno come spazio della libertà individuale, in cui l' uomo può rifugiarsi per evitare le insidie e i pericoli che la realtà dissimula dietro la maschera della bellezza.
vedi anche
L'eterna malattia del male di vivere
Gadamer. Il linguaggio dell'essere