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L'arte moderna

 

L’ARTE MODERNA

di Meyer Schapiro

 

I

 

L’evento decisivo, la svolta dell’arte americana chiamata Armory Show, fu il seguente. Nel dicembre 1911 alcuni artisti americani, scontenti delle mostre esclusive della National Academy of Design, costituirono una nuova associazione, l’American Association of Painters and Sculptors, per poter esporre piú liberamente, senza giuria né premi. I fondatori non appartenevano a una determinata scuola artistica; non pochi avevano esposto alla stessa National Academy. Si associarono non tanto in opposizione all’estetica dell’Accademia (benché spirasse al loro interno un vento modernista), bensí per una comune esigenza professionale: creare, per dir così, un mercato piú aperto, un luogo di esposizione accessibile agli artisti non accademici e non ancora affermati. Gli elementi piú attivi della nuova associazione erano artisti giovani e avanzati, ma non i piú avanzati, che, in quel momento, sembra fossero poco interessati a mostre e associazioni. Questo scopo precipuo dell’Associazione fu presto messo in secondo piano da un evento probabilmente imprevisto dai suoi stessi fondatori. La prima mostra, progettata come una grande esposizione della pittura e scultura americane presso l’«Armory» [«Armeria»] del Sessantanovesimo Reggimento a New York – mostra ispirata da una rinnovata fiducia degli artisti americani nell’importanza della propria opera e dell’arte in generale – si trasformò in una mostra internazionale, nella quale le pitture e le sculture europee si rivelarono assai piú interessanti di quelle americane, che ne furono eclissate. Il mutamento nel programma della Mostra fu dovuto al presidente, Arthur B. Davies, che ebbe l’idea di esporre anche alcune opere europee recenti. Recatisi all’estero a tale scopo, Davies e il suo collaboratore Walt Kuhn furono cosí colpiti dalla nuova arte europea, a loro quasi sconosciuta, e dalle grandi esposizioni nazionali e internazionali dei più recenti movimenti artistici tenutesi nel 1912 a Londra, Colonia e Monaco, che riportarono dall’Europa molte piú opere di quante in un primo tempo fossero previste. Furono insomma come sommersi dalla marea montante dell’arte d’avanguardia e, al di là dei loro intenti originari, si avventurarono in un’impresa che non erano in grado di controllare: la loro stessa opera, pur non essendo accademica, fu soverchiata dalla nuova arte. Nel grande pubblico che visitò la Mostra a New York, Chicago e Boston nella primavera del 1913, la pittura e la scultura straniere suscitarono reazioni estremamente disparate: dall’entusiasmo e la curiosità per la novità, fino all’insofferenza, al disgusto e alla rabbia. Per mesi, giornali e riviste pubblicarono una gran quantità di caricature, satire, fotografie, articoli ed interviste sull’arte d’avanguardia europea. Allievi delle scuole d’arte bruciarono l’effigie di Matisse; si verificarono persino episodi di violenza, e a Chicago la Mostra fu oggetto di inchiesta da parte della Vice Commission, in seguito a denuncia di uno scandalizzatissimo paladino della morale. La Mostra fu scioccante per la stessa associazione di artisti che l’aveva patrocinata, e molti membri sconfessarono l’avanguardia e si dimisero: fra questi, pittori come Sloan e Luks, considerati fino al giorno prima i ribelli dell’arte americana.
A causa di forti contrasti interni, l’Associazione si scioglierà 
poco dopo, nel 1914. L’Armory Show fu la sua unica mostra. Successivamente, per anni, la Mostra fu ricordata come un evento storico, momento culminante di rivolta artistica. Essa stimolò giovani pittori e scultori, prospettò loro possibilità impensate; creò nel vasto pubblico un’immagine nuova della modernità. Fece sí che molti prendessero coscienza del fatto che nell’arte si era appena verificata una rivoluzione, e che gran parte di quanto avevano ammirato nell’arte degli ultimi decenni era di valore dubbio, fuori moda, destinato a un rapido declino. Nel volgere di breve tempo, la nuova arte europea rivelata dall’Armory Show diventò, negli Stati Uniti, il modello dell’arte.
Sulla scia del grande interesse suscitato dalle opere straniere, si è portati ad esagerare l’effetto dell’Armory Show sull’arte americana. È comunque certo che lo sviluppo successivo dell’arte e del gusto del pubblico fu determinato da molteplici fattori al di là della pura e semplice Mostra; sebbene resti poi molto difficile valutare partitamente l’influsso di ciascuno di essi. È anche possibile che, senza l’Armory Show, l’arte contemporanea e le nostre idee sull’arte sarebbero oggi esattamente le stesse. Già da qualche anno, in precedenza, si era avuto a New York un crescente interesse per la nuova arte europea; interesse coltivato e stimolato soprattutto da Alfred Stieglitz, pioniere della fotografia artistica, nella sua galleria «291»; qui vennero esposte opere di Rodin, Lautrec, Matisse e Picasso, e di giovani americani (Weber, Maurer, Marin e Hartley) che erano stati all’estero ed avevano assimilato l’arte nuova.
Per l’intero secolo xix pittori e scultori americani si erano recati in Europa a studiare, e i migliori avevano assimilato la lezione delle opere europee contemporanee. 
All’Armory Show erano presenti quadri di parecchi artisti che appartenevano alle moderne correnti europee. 
Dal 19o8 si erano tenute a New York mostre di artisti raggruppatisi sotto l’etichetta di «indipendenti»; la loro produzione non era cosí d’avanguardia come quella che si poteva vedere nella galleria di Stieglitz; contribuí tuttavia a preparare il pubblico e i giovani pittori all’arte piú avanzata. E soprattutto, sebbene non sia facile dimostrarlo, le condizioni che avevano portato alla creazione di una nuova arte in Europa si stavano realizzando anche negli Stati Uniti. Ciò cui si appellava la nuova arte coincideva con la tendenza a una maggiore libertà presente in numerosi campi. La pittura moderna, infine, soddisfaceva un’esigenza ugualmente avvertita in architettura, letteratura, musica e danza.
In questo processo già in atto, l’Armory Show segna 
un momento di accelerazione, e può interessare tanto il sociologo quanto il critico d’arte il fatto che un singolo evento, all’interno di una lunga serie analoga, acquisti rilevanza sociale perché diffonde presso un pubblico piú vasto quanto di solito concerne soltanto un gruppo ristretto. L’ampiezza e il carattere improvviso di questa uscita allo scoperto della nuova arte fecero sí che stimolasse le persone sensibili assai piú di quanto avrebbero potuto fare una dozzina di piccole mostre. La Mostra, che giungeva in un momento di grande fermento dell’arte europea, liberò il pubblico dalle ristrettezze di un compiaciuto gusto provinciale e lo costrinse a valutare l’arte americana sulla base di uno standard mondiale. Gli anni tra il 191o e il 1913 furono l’epoca eroica durante la quale si verificarono le innovazioni piú stupefacenti; fu allora che vennero creati i modelli fondamentali dell’arte del successivo quarantennio. Rispetto al rinnovamento artistico di quel periodo, quello odierno dà l’impressione di rallentamento e ristagno. Intorno al 1913, pittori, scrittori, musicisti e architetti si sentirono a un punto di svolta epocale che corrispondeva a un mutamento altrettanto decisivo nel pensiero filosofico e nella vita sociale. Questo sentimento di cambiamento imminente ispirò una rivolta generale, un’attesa di grandi eventi. Gli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale furono costellati di nuove associazioni di artisti, di grandi progetti, di manifesti arditi. Il mondo dell’arte non aveva mai conosciuto un simile desiderio d’azione; una sorta di militanza che conferiva alla vita culturale la caratteristica di un movimento rivoluzionario o di una nuova religione. 

 
Alfred Stieglitz, Venetian Canal (1894) 

 



Storia dell’arte Einaudi 1

Edizione di riferimento:

da Meyer Schapiro, L’arte moderna, trad. it. di Renato

Pedio, Einaudi, Torino 1986

Titolo originale:

Modern Art. 19th and 20th Centuries

1978 George Braziller, Inc., New York

© 1952 Alfred A. Knopf, Inc.

Storia dell’arte Einaudi 2

L’introduzione dell’arte moderna in America:

l’Armory Show (1952)

 

 

 

 

 

 

 

 
Ipse dixit  
  "Un filosofo: un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non 'tornare a se stesso' ogni volta" (Friedrich Nietzsche) *** "Io ho un solo amico, è l'eco: e perché è mio amico? Perché io amo il mio dolore e l'eco non me lo toglie. Io ho un solo confidente, è il silenzio della notte. E perché è il mio confidente? Perché il silenzio tace". (Soren Kierkegaard) *** "Un grande uomo costringe gli altri a spiegarlo" (Georg Wilhelm Friedrich Hegel) *** "Il mondo non è nè vero nè reale, ma vivente" (Gilles Deleuze) *** "Strano come, appena pronunciata, una cosa perde il suo valore. Crediamo d'essere scesi sul fondo dell'abisso, ma quando risaliamo, le gocce rimaste sulle pallide punte delle nostre dita, non hanno più nulla del mare da cui provengono. Crediamo d'avere scoperto una fossa piena di tesori meravigliosi, ma, quando risaliamo alla luce, ci accorgiamo di avere con noi solo pietre false e frammenti di vetro. Nella tenebra, intanto, il tesoro continua a brillare, inalterato". (Maeterlinck)  
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