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Il carattere trascendentale del filosofare

Il carattere trascendentale del filosofare

di Vittorio Bustaffadi Vittorio Bustaffa

di Gabriele Zuppa

 

La filosofia è elemento primo, trascendentale, che non ammette niente che proceda dal suo esterno, ché la filosofia è la dialettica stessa, la relazione essenziale tra il nostro essere e il mondo. La filosofia è storicamente ed essenzialmente il riferimento dell’uomo con se stesso e con il mondo. Ogni dire, qualsiasi dire, è filosofico. La filosofia non è innanzitutto qualcosa che si fa o si studia o per la quale ci si decide, ma è ciò in virtù della quale si fa, si studia e si decide. Ogni proposizione è filosofica, perché non esistono proposizioni isolate, ma ciascuna di esse è alimentata dalla propria relazione con le altre e ciascun pensiero, per quanto minimo, è dialettico: la sua origine è dialettica, essendo già risultato, non di un lungo ragionare, ma anche solo del confronto, di un essere l’uno di fronte all’altro di due diversi istanti successivi. Il trarre le conseguenze non è qualcosa che si decida ma è qualcosa che avviene. Il «perché» non è un lusso che possiamo concederci ma è ciò che lega donando il senso. [...]

 

In ogni istante traiamo conclusioni da ciò che viviamo, da ciò che esperiamo e queste a loro volta sono gli elementi sui quali conduciamo le successive riflessioni a venire. Dove ancora il riflettere, il calcolare, il ponderare - in una parola: il pensare - non è qualcosa che ad un certo punto ci proponiamo di fare, ma è ciò che da sempre accompagna ogni fare ed ogni dire. La razionalità non è qualcosa dalla quale ci si possa sottrarre: ogni comportamento è anch’esso razionale o irrazionale, coerente o incoerente, o più o meno razionale, o più o meno coerente. Questo perché, se da tutta la nostra più razionale razionalità trasuda la nostra sensibilità, parimenti la razionalità è elemento essenziale nella dinamica della vita nel modo in cui siamo andati analizzandola. L’essere che noi siamo, il nostro stato abituale, la nostra disposizione, le passioni che noi siamo sono ciò in cui il nostro pensare è indirizzato, è ciò da cui ha origine e ciò a cui ritorna. Il pensiero nella sua forma dialettica ci appartiene essenzialmente già prima che esso ci stia innanzi nelle sue formulazioni. Esso è già contenuto nelle passioni che noi siamo ed è modalità essenziale del procedere del nostro essere verso se stesso, dell’esprimersi di ciò che noi siamo. Che esso venga esplicitato e prenda forme cristalline nel suo processo di razionalizzazione non esclude che sia già sempre presente latente in ciò che noi facciamo e siamo.

La razionalità è dunque una razionalizzazione. Ragionare non è altro che esplicitare ciò che è già contenuto nelle esperienze e nei concetti che le rappresentano. Ragionare è dare forma e intelligibilità a ciò che prima ancora non l'aveva. E questo processo ottiene il suo risultato, l’intelligibilità, attraverso una riformulazione, una sistematizzazione dell’apparato concettuale dal quale si era partiti. Ma è chiaro che questo dipende dalle esigenze di ciascuno e la ricerca e il ragionare si fermeranno là dove si sarà raggiunto il grado di intelligibilità funzionale all’esigenza stessa. Non avviene però che innanzitutto e per lo più ci si riprometta di pensare, questo semplicemente accade. E siccome questi concetti portano con sé un’intera rappresentazione del mondo, perché le relazioni che li caratterizzano sono tali in quanto relazioni nel mondo e del mondo, questa ricerca è una ricerca che ha a rigore come termine ultimo il mondo, tutto ciò che è, da cui ogni parte dipende.

Ogni ricerca è dunque filosofica, anzi il nostro stesso essere al mondo, in quanto relazione al mondo, ha come elemento costitutivo essenziale una apertura incipientemente filosofica, che lo si sappia o meno. Ogni indagine è filosofica perché non può prescindere dalle rappresentazioni del mondo che ogni concetto porta con sé.

 

ZUPPA, Gabriele, Esprimersi ed essere. Saggio sul nichilismo e la crisi dei valori, Il Filo, Roma 2008, pp. 110-113


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Ipse dixit  
  "Un filosofo: un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non 'tornare a se stesso' ogni volta" (Friedrich Nietzsche) *** "Io ho un solo amico, è l'eco: e perché è mio amico? Perché io amo il mio dolore e l'eco non me lo toglie. Io ho un solo confidente, è il silenzio della notte. E perché è il mio confidente? Perché il silenzio tace". (Soren Kierkegaard) *** "Un grande uomo costringe gli altri a spiegarlo" (Georg Wilhelm Friedrich Hegel) *** "Il mondo non è nè vero nè reale, ma vivente" (Gilles Deleuze) *** "Strano come, appena pronunciata, una cosa perde il suo valore. Crediamo d'essere scesi sul fondo dell'abisso, ma quando risaliamo, le gocce rimaste sulle pallide punte delle nostre dita, non hanno più nulla del mare da cui provengono. Crediamo d'avere scoperto una fossa piena di tesori meravigliosi, ma, quando risaliamo alla luce, ci accorgiamo di avere con noi solo pietre false e frammenti di vetro. Nella tenebra, intanto, il tesoro continua a brillare, inalterato". (Maeterlinck)  
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